RADAR PRECIPITAZIONI E VENTO
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Neve Salento
Il progetto ha lo scopo di raccogliere tutti i dati relativi alle nevicate del centro-sud Salento (in particolare del leccese) negli ultimi 50 anni, ma non solo.
Lo studio si basa su un’accurata raccolta dati, che rappresenta tuttavia un punto di partenza per ampliare la ricerca e renderla via via sempre più ricca e precisa.
I dati, riferiti soprattutto ai comuni di Lecce e Supersano (valori in blu), possono essere estesi anche al resto dei comuni salentini, pur consapevoli che ogni zona ha un suo microclima e le nevicate nella maggior parte dei casi non sono equamente distribuite su tutta la provincia.
si basa su misurazioni precise, testimonianze dirette e tramandate, foto, ecc.
Dalla tabella si evince come la media degli ultimi 30 anni, rispetto al ventennio precedente, sia cresciuta nei mesi di Dicembre, Marzo e Aprile, e sia decresciuta nei mesi di Gennaio e Febbraio. Si tratta di variazioni minime su un accumulo mensile “irrisorio”, ma comunque significative.
Molto probabilmente tale diminuzione è da attribuirsi anche alla scarsità delle informazioni riguardanti le nevicate nel primo ventennio in questione (invitiamo pertanto chiunque avesse altri dati a comunicarceli), ma soprattutto ad una maggiore convettività dei fenomeni.
In virtù di tale ipotesi é giustificata la diminuzione dell’accumulo proprio nei mesi classicamente più freddi, cioè in Gennaio e Febbraio dove, non essendoci sinottiche particolarmente favorevoli a perturbazioni nevose organizzate (fronti nevosi organizzati) il mare meno caldo non contribuisce ad esaltare i fenomeni.
Quindi si può concludere che le maggiori nevicate derivino dal classico Effetto Lago, “Lake Effect Snow” LES, che riferito al Salento leccese chiameremo “Adriatic Effect Snow” ovvero Neve da Effetto Adriatico.
In breve spieghiamo l’effetto lago o adriatico che dir si voglia.
Le correnti fredde, che provengono dall’entroterra balcanico, sfociano nel Mediterraneo, in particolare nel Mar Adriatico. Quanto maggiore sarà la differenza di temperatura tra la massa d’aria fredda e le acque del mare, maggiore sarà la possibilità di fenomeni. Questo perchè le masse d’aria secche provenienti dall’Est Europeo, attraversando la superficie del mare, si caricano di umidità lungo il percorso. Man mano che le correnti avanzano verso l’entroterra, incontrano dei piccoli ostacoli orografici che producono un minimo sollevamento forzato (verso il Monte S. Eleuterio) della massa d’aria, incrementando localmente i fenomeni (leggero effetto Stau).
Si formano così delle “striature nevose” prevalentemente in direttrice NE-SW, che si autoalimentano e il più delle volte, soprattutto quando l’instabilità è poco accentuata, insistono sempre sulle stesse zone, distribuendo in modo irregolare gli accumuli.
Talvolta i rovesci di neve possono manifestarsi anche a carattere temporalesco con intense fulminazioni. Esempio per tutti l’ormai storica nevicata del 17 Dicembre 2001, con una media di 25 cm di neve in poco più di 12 ore.
Bisogna tuttavia considerare la media di 4.25 cm (SECONDO LIVELLO) non estendibile all’intero territorio.
Infatti, in base alle osservazioni effettuate ed in base a ciò che è stato illustrato in questo lavoro, si può concludere che, nelle zone delle Murge Salentine centrali e della Valle della Cupa (PRIMO LIVELLO) l’accumulo si scosta dalla media di un 20-30% in più per cause differenti.
Sulle murge i 70-100 metri d’altitudine in più, permettono isoterme più basse comprese tra 0.5 e 1.5 °C in grado di far attecchire prima la neve al suolo (vedi Fig. 1).
Fig. 1 – Zona del Salento leccese centro-meridionale
Identico fenomeno è osservabile nei paesi della Valle della Cupa, ma questa volta non per motivi altimetrici, bensì per l’inversione termica, che soprattutto in caso di venti non particolarmente intensi, riesce a resistere permettendo ugual differenza di temperatura (0.5 -1.5°C in meno) rispetto alle altre zone interne del Salento leccese e cioè quelle corrispondenti al II livello (vedi Fig. 2).
Fig. 2 – Zona del Salento leccese centro-settentrionale
Il TERZO LIVELLO è rappresentato dalle zone costiere del mar Adriatico che, nonostante la vicinanza col mare, rispetto alle zone costiere del Mar Ionio (ultime come media di nevosità) hanno un discreto accumulo nevoso. Questo grazie all’effetto lago che si presenta più generoso sulla costa Adriatica.
Il versante ionico (QUARTO LIVELLO) oltre ad avere nubi meno consistenti, perchè le precipitazioni maggiori si scaricano nelle zone interne, ha una media termica di 4-5° in più rispetto al resto del territorio.
La cartina qui di seguito è la prima carta nivometrica del Salento leccese (Fig. 3), da cui emerge che le zone corrispondenti alle Murge Salentine verso il Capo di Leuca (Presicce, Gagliano del Capo, ecc.), pur avendo un’altitudine pari alle Murge Salentine centrali (verso il Monte S. Eleuterio – Parabita, Matino per intenderci), non possono essere collocate nel I livello. Infatti in prossimità del Capo, l’aria é lievemente mitigata per la vicinanza al Mar Adriatico e al Mar Ionio dovuta al restringimento del territorio. Tuttavia le suddette zone vantano un buon accumulo, rientrando perciò nel II livello.
SINTESI TABELLA:
Accumuli medi mensili superiori al centimetro: Dicembre e Marzo
Inverno mediamente più nevoso: 1987 (media di 30 cm)
Anno con maggior numeri di giorni nevosi: 1987 (6 giorni in Marzo)
Inverno con record freddo: 1979 (-12° a Galatina)
Numero di anni consecutivi trascorsi senza accumuli nevosi significativi: 7 anni (dal 1972 al 1978)
Dal 1957 ad oggi, totale giorni con accumulo al suolo:
Svariate fioccate senza accumulo in Novembre e Aprile
In Gennaio: 8 giornate con accumulo nevoso
In Marzo: 7 giornate con accumulo nevoso
In Dicembre: 6 giornate con accumulo nevoso
In Febbraio: 4 giornate con accumulo nevoso
In Aprile: 1 giornate con accumulo nevoso
Dal 1957 ad oggi, totale annate con accumulo al suolo:
Nell’ultimo 50ennio: 16 annate con nevicate da accumulo
Nell’ultimo 30ennio: 11 annate con nevicate da accumulo
Le nevicate con accumulo si hanno in media ogni 3,13 anni (considerando l’ultimo cinquantennio)
Le nevicate con accumulo si hanno in media ogni 2,73 anni (considerando l’ultimo trentennio)
Prima di concludere elenchiamo altri eventi freddi o nevosi fuori dall’ultimo cinquantennio:
I primi due mesi del 1941.
Il ’56 (grande invernata).
Allargando gli orizzonti diamo uno sguardo all’intera penisola italiana
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